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COSA SONO I DSA
Oggi, purtroppo, la conoscenza dei Disturbi
Specifici dell’Apprendimento è ancora così vaga e poco diffusa che,
spesso, non vengono neanche riconosciuti. C’è una grande tendenza a
considerare determinate lacune, difficoltà, lentezza, ecc…
nell’apprendimento come comportamenti caratteristici del bambino
svogliato che “potrebbe fare di più ma non si impegna abbastanza”,
quando invece, una parte di queste, sono causate dai DSA (Disturbi
Specifici dell’Apprendimento) che riguardano dal 3% al 5% dei bambini in
Italia; ossia una stima che parla di almeno un alunno con un Disturbi
Specifici dell’Apprendimento per classe.
Tali DSA sono descrivibili come:
1) DISLESSIA (disturbo specifico della lettura che si manifesta con una
difficoltà nella decodifica agevole del testo autonomamente):

2) DISORTOGRAFIA (disturbo specifico della scrittura che si manifesta
con una difficoltà nella competenza ortografica):

3) DISGRAFIA (disturbo specifico della grafia che si manifesta con una
difficoltà nell’abilità motoria della scrittura):

4) DISCALCULIA (disturbo specifico dell’abilità di numero e di calcolo
che si manifesta con una difficoltà nel comprendere ed operare con i
numeri):
Scrivi centosette: “1007”
Scrivi milletrecentosei: “10003006”
Scrivi centoventiquattro: “100204”

Nello specifico, si tratta di disturbi la cui diagnosi prevede
l’esclusione di cause neurologiche (esempio: paralisi cerebrale
infantile, impedimenti fisici ecc…), di deficit uditivo, di problemi di
natura emotivo e di un generale ritardo di sviluppo, come nel caso
dell’insufficienza mentale. Si manifestano, dunque, in presenza di un
normale livello intellettivo, un’istruzione idonea, un’integrità
neurosensoriale e un ambiente socio-culturale favorevole. In definitiva,
sono difficoltà che si mostrano in bambini/ragazzi che apparentemente
hanno tutte le potenzialità, l’intelligenza, le capacità, ecc… per
leggere, scrivere, apprendere, ecc… facilmente ed agevolmente e che,
invece, faticano moltissimo e non sempre con risultati ottimali.
E’ evidente, quindi, che un Disturbo Specifico dell’Apprendimento non
può essere facilmente diagnosticato nella scuola dell’infanzia, in
quanto si presenta in bambini che non mostrano alcun tipo di deficit.
Tale caratteristica fa si che, a volte, anche nella scuola elementare il
problema venga sottovalutato e individuato in ritardo poiché,
presentandosi in bambini che apparentemente hanno tutte le potenzialità
per apprendere, viene spesso attribuito a mancanza di interesse o scarsa
applicazione allo studio, con conseguenze negative sul bambino, sia di
tipo psicologico che di rendimento scolastico.
Per un bambino con Disturbo Specifico dell’Apprendimento, quindi, la
frequenza della scuola diviene un percorso ad ostacoli; questo, spesso,
determina reazioni psicologiche quali: nausea, cefalee, ecc… e, a volte,
assume la forma del disturbo del comportamento con irritabilità,
instabilità attentiva, aggressività oppure conduce ad una generale
inibizione nelle attività di classe, con conseguenti problematiche
affettivo-relazionali.
La comparsa di una difficoltà inattesa, in quanto non preannunciata da
alcun segnale premonitore (se non, in alcuni casi, da un ritardo
dell’acquisizione del linguaggio verbale), crea sconcerto negli adulti e
frustrazione nel bambino che, fino a quel momento, non aveva mai
ricevuto messaggi di inadeguatezza nei propri confronti. Comincia,
allora, una sorta di calvario: le insegnanti lamentano scarso impegno,
disinteresse, ecc…, i genitori sono confusi ed oscillano tra
comportamenti severi e punitivi e periodi di attesa nella speranza che
qualcosa migliori ed i bambini, quelli che ne fanno le maggiori spese,
reagiscono nei modi più disparati: manifestazione di disturbi somatici
al momento di andare a scuola, totale rifiuto, scarsa autostima,
demotivazione, ecc....
Il risultato di tutto ciò è che il bambino, non solo non viene compreso
ed aiutato proprio nella fase in cui ne avrebbe maggiormente bisogno, ma
queste errate interpretazioni delle sue difficoltà ostacolano ed
allontanano l’inizio di un percorso di recupero.
La mancata conoscenza dei DSA, con la conseguente incapacità di
riconoscerne i sintomi, porta tutti coloro che ruotano intorno al
bambino, oltre a non aiutarlo, a rendere il suo percorso ancora più
difficoltoso. Non solo, quest’ultimo, deve combattere problematiche che
rendono gravoso il suo apprendimento, ma viene anche scambiato per un
bambino pigro, svogliato e che non si impegna.
Tutto ciò porta spesso il bambino a rassegnarsi, convincendosi
erroneamente di non essere capace ed abbastanza intelligente come gli
altri.
Naturalmente, più tardi la difficoltà del bambino viene riconosciuta e
più il problema si complica; la diagnosi precoce di un DSA costituisce
un obiettivo importantissimo sia perché rappresenta il momento di presa
di coscienza del problema, con ricadute positive per il benessere
psicologico del bambino e dei genitori, sia perché accelera eventuali
interventi abilitativi. Ritengo di fondamentale importanza sottolineare
che il lavoro di recupero ha un suo periodo sensibile, chiamato finestra
evolutiva, in cui l’attività di acquisizione ha la massima efficacia
che, poi, tende a ridursi rapidamente fino a scomparire. Dunque, esiste
una sola fase in cui è possibile intervenire con successo, in età
successive potranno solo essere usate misure compensative e dispensative.
Quindi, quando nasce il sospetto di trovarsi di fronte ad un bambino con
DSA è importante che venga fatta, al più presto, una valutazione
diagnostica da figure professionali competenti (psicologo o
neuropsichiatra infantile).
Essere dislessico, disortografico, ecc…, non significa non sapere
leggere, scrivere, ecc…; significa riuscire a farlo solo impegnando al
massimo le proprie energie attentive e cognitive, poiché tali abilità
non vengono automatizzate correttamente, con la semplice pratica ed
allenamento. Ciò, ovviamente, implica che il bambino/ragazzo DSA si
stanca rapidamente, persevera nel commettere determinati errori, rimane
indietro, ecc…
Genitori ed insegnanti che sono a stretto contatto con i bambini durante
la fase del loro apprendimento, giocano un ruolo fondamentale nel
riconoscimento di tali difficoltà e di un conseguente intervento
tempestivo.
Pertanto, elenco qui di seguito alcuni dei campanelli d’allarme più
frequenti riscontrabili in un bambino DSA (ma non è detto che debbano
coesistere tutti):
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inversione di
lettere e numeri (es. 21 – 12) in lettura e/o scrittura; |
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sostituzione
di lettere simili a livello visivo (es. b-d , p-q, a/e, a/o, ecc…); |
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sostituzione
di lettere simili a livello fonologico (es. c-g , f-v, ecc…); |
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omissioni di
lettere, parole e numeri in lettura e/o scrittura; |
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durante la
scrittura parole scritte tutte attaccate o, viceversa, troncate in
modo errato (es. l’acqua/lacqua, la mamma/lamamma, insieme/ in sieme,
ecc…), omissioni o aggiunta di doppie, omissioni o aggiunta di
accento, ecc… |
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difficoltà nel
copiare dalla lavagna; |
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lentezza
estrema nella lettura e/o scrittura; |
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difficoltà di
comprensione immediata del testo letto autonomamente; |
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lettura ad
alta voce stentata; |
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difficoltà
nell’imparare le tabelline ed alcune informazioni in sequenza come
le lettere dell’alfabeto, i giorni della settimana, i mesi dell’anno
ecc…; |
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confusione nei
rapporti spazio-temporali (es. destra-sinistra , ieri-domani); |
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difficoltà in
determinate abilità motorie (es. allacciarsi le scarpe, allacciarsi
i bottoni); |
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difficoltà nel
mantenere la concentrazione; |
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atteggiamenti
oppositivi nei confronti delle attività in cui gli si richiede di
leggere e/o scrivere; |
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ecc… |
E’ opportuno puntualizzare che, quando parlo dei
suddetti segnali, non mi riferisco a normali e generiche difficoltà che
qualsiasi studente può incontrare nel corso dei suoi studi (es. in I
elementare), ma a quei disturbi così circoscritti e complessi da
richiedere l’intervento di uno specialista del settore.
Inoltre, bisogna tenere conto del fatto che quelle che ho appena
elencato sono solo le primissime manifestazioni del disturbo che, nel
tempo, tende ad evolvere. Pertanto, non è pensabile cercare di ritrovare
tali caratteristiche in un ragazzino più grande. Quello che potremo
osservare, ad esempio alle scuole superiori, sono cose diverse, che
possono essere riassunte come: un’enorme discrepanza tra il tempo
impiegato (spesso pomeriggi interi che non possono poi essere dedicati
ad altre attività come, per esempio, uno sport) nelle usuali attività
scolastiche ed i risultati ottenuti, che risultano essere assolutamente
scadenti rispetto all’impegno profuso.
Naturalmente non ho la pretesa di poter riassumere un tema così
complesso in queste poche righe; la mia speranza è solo quella di essere
riuscita a suscitare l’interesse nei confronti di questo argomento
perché, se vogliamo fare in modo di non ritrovarci più impotenti davanti
a situazioni immodificabili (per non essere state riconosciute e
trattate in tempo utile), è importante che queste conoscenze arrivino
anche fino ai genitori ed agli insegnanti che, se informati
adeguatamente, possono rappresentare una risorsa importante per
l’individuazione precoce di tali difficoltà.
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